giovedì 19 gennaio 2012

Ifigenia

Ifigenia



«Ad Àulide le navi erano pronte a salpare,

le coste d'Ilio stavano lì ad aspettare;

tutto era pronto per il grande evento,

ma il mare era in tempesta per il vento.



Gli Achei, vista la situazione stagnante,

vollero consultare l'indovino Calcante.

Quel ciarlatano, che mio padre odiava,

allora, tirò fuori tutto l'odio che covava.»



«Colpa d'Atride*, disse senza alcuna riserva,

l'ira d'Artèmide urla vendetta per la sua cerva;

come figlia dalla Dea essa era considerata,

la figlia del reo, ora, deve essere immolata.»



«Mio padre Agamennone era un re potente,

ma contro quel vate non poté fare niente:

spesso religione, pregiudizio e superstizione

offuscano le menti, accecano la ragione.



Il vento, prima o poi, doveva calmarsi,

ma il vate trovò il modo di vendicarsi;

fu così che io divenni vittima sacrificale,

lasciando la vita, trafitta da un pugnale.»

(Pino Bullara)

*Nome patronimico di Agamennone, figlio di Atreo.

Agamennone, padre di Ifigenìa, aveva ucciso in una

battuta di caccia proprio la cerva della dea Artemide.

domenica 3 aprile 2011

La leggenda di Cynàra




(‘A storia di Cinarira)





Cynàra corteggiata!
Cynàra sfortunata!
Ninfa bella e graziosa,
mutata in pianta spinosa!*


Si narra d’una leggenda, o storia vera,
del tempo in cui la Sicilia greca era.
C’era una vota, in quest’isola incantata,
una bella ragazza da tutti desiderata.


Per i capelli chiari chiamata Cynàra,
aveva due occhi verdi di bellezza rara.
Perfino in Olimpo la ninfa divenne famosa,
e Zeus scese da lì, per conoscere la graziosa.

Si sa che Zeus era un donnaiolo banale,
e si mutava in cigno, o in altro animale,
per far colpo sulle donne che adocchiava;
ma Cynàra resistette: il suo amore rifiutava.


Il rifiuto della ragazza rese Zeus furioso,
che, per rabbia, la mutò in carciofo spinoso.
Il cuore di Cynàra, però, non poté mutare:
buono e prezioso continuò a restare.


Qui, questa pianta è stata sempre nostrana.
Dalla Sicilia, nel medioevo, passò in Toscana.
Con Caterina de’ Medici in Francia fu portata.
Ora in tutto il mondo essa viene coltivata.

Ovunque i carciofi sono importati ed esportati.
Quelli senza spine, ormai, sono i più colivati.
La varietà spinosa, però, è la più pregiata;
viene da Palermo, Cerda, Menfi e Licata.

Il carciofo lo cuciniamo, ormai, tutti quanti;
lo preparano, pure, negozi, taverne e ristoranti.
Si fa fritto, bollito, sott’olio o come meglio piace,
ma il modo più gustoso è quello fatto alla brace.

Cynàra! Cynàra!
Ninfa di bellezza rara!
Fu mutata in carciofo spinoso,
ma il suo cuore restò dolce e prezioso.

(Pino Bullara)

*Cynara scolymus: nome scientifico del carciofo.

domenica 24 ottobre 2010

Teseo

Teseo



«Sette fanciulle dovevamo a quel mostro,

e sette fanciulli, ancora, il tributo nostro.

Questo ad Atene aveva imposto Minosse,

io mi adoperai perché tutto ciò non fosse.



Salpai col mio equipaggio alla volta di Creta,

dentro di me la speranza e una fede concreta.

La vela nera sulla nave era stata montata,

se avessi vinto, quella bianca avrei issata.



Uscir dal labirinto era una vera scommessa.

Ingannai Arianna, facendole una promessa;

lei, per amore, mostrò molta disponibilità

tenendomi bene il filo dall'altra estremità.





Uccisi il Minotauro, entrato nel labirinto;

ne uscii fuori tenendomi a quel filo avvinto.

Nell'isola di Nasso, poi abbandonai Arianna,

irati, gli dei decretarono la mia condanna.



Lasciai la vela nera, per uno oblio strano;

Egeo, mio padre, questa vide da lontano,

pensando che avessi fallito nella missione,

afflitto, si gettò in mare, per disperazione.



Da allora quel mare: Egeo si chiamerà .

Se una persona qualcuno abbandonerà,

come ho fatto io con Arianna a Nasso,

per un errore si dirà: piantare in asso.



Divenni re per discendenza paterna,

feci di Atene una città-stato moderna;

realizzai il sinecismo e la democrazia,

abolendo i privilegi dell'aristocrazia.



Sconfissi uomini e demoni in combattimento,

nulla potei fare, però, contro il tradimento:

mi uccisero gettandomi da una scogliera,

mentre un usurpatore nel mio regno c'era.»



(Pino Bullara)













giovedì 21 ottobre 2010

Pasifae

Pasìfae

«Candido come la neve era il suo manto,
lo sguardo fiero, poi un corpo d'incanto;
il sacrificio a Poseidone era imminente,
Minosse sostituì il toro con uno differente.

Il dio, offeso per l'irriverente sostituzione,
infuse in me, Pasìfae, una insana passione.
Mi innamorai di quel toro perdutamente,
Dedalo mi aiutò a unirmi ad esso fisicamente.

Col legno mi costruì una giovenca vuota,
poi la ricoprì di pelle e la mise su ruota;
Dentro io mi collocai in giusta posizione:
fu così che col toro ebbi questa relazione.

Generai il Minotauro, un essere strano:
la testa aveva di toro e il corpo umano;
per lui, Minosse, il labirinto fece costruire,
un luogo da dove non si poteva uscire.

Non biasimate, ora, il mio comportamento,
ma traetene da esso il giusto insegnamento:
gli dei possono infonderci strani pensieri,
ma sono, poi, gli inventori i colpevoli veri.»

(Pino Bullara)

giovedì 5 agosto 2010

La leggenda del corvo mascherato

 
Sappiamo che Zeus fece ogni tipo d'animale:
il corvo, l'aquila, il lupo, il cane... il maiale.
Coi colori dell'iride, poi, dipinse gli uccelli,
perché li volle fare, fra tutti, colorati e belli.

Ma quando fu la volta del corvo (poverino!)
di colore non ne rimase neanche un pochino.
Così l'uccello rimase nero, come il carbone,
e andò via portandosi dentro un gran magone.

Rovistando tra i rifiuti, lasciati dalla Divinità,
vide che di piume ce n'erano in gran quantità.
Così le raccolse e le selezionò diligentemente,
poi, le più belle se le pose sul corpo, abilmente.

Gli uccelli vedendo quel magnifico esemplare,
tutti d'accordo, loro re lo vollero nominare.
Ma quando fu il giorno dell'incoronamento,
strano e forte, all'improvviso si alzò il vento.

Le false piume, ad una ad una, via volarono
e il loro colore nero le piume vere mostrarono .
Gli uccelli, così, misero l'impostore alla gogna,
che di nero, poi, diventò rosso per la vergogna.


Conosco un tizio senza rossore né dignità,
che divenne a capo di tutta una comunità.
Per ciò che non è continua a farsi passare,
ma la figura di quel corvo... finirà col fare.

"Si racconta e si dice: una vota c'era....

e se non è favola finta è favola vera!"
                                           (Pino Bullara)

mercoledì 9 giugno 2010

La leggenda degli uomini-animali



Un tempo Prometeo da Zeus era stimato,
e per questi vari incarichi aveva espletato.
Un giorno gli fu incaricato di modellare
tutti gli uomini e tutti gli animali da fare

Prometeo, allora, fece ogni tipo di animale:
il lupo, il leone, il serpente, il maiale...
poi, cominciò ad avvertire la stanchezza,
così, di uomini ne fece solo una pochezza;

Zeus, vedendo il gran numero d’animali,
volle che molti non rimanessero più tali
e che in uomini, invece,venissero mutati:
si eseguirono gli ordini che furono dati.

Ora, gli uomini, che in principio erano tali,
li si può distinguere dagli uomini-animali:
i veri uomini sono rari, ma saggi e generosi;
tutti gli altri sono sciocchi, egoisti e litigiosi.
(Pino Bullara)

venerdì 7 maggio 2010

La leggenda degli uomini doppi


Gli uomini e le donne, diceva Platone,
erano un tutt'uno e saldati in comunione:
ogni essere era il doppio completamente,
e le due metà coincidevano perfettamente.

Gli Dei invidiosi dell'umana felicità,
decisero di togliere loro questa qualità:
così le due parti furono del tutto separate,
e ai quattro venti, tutte le metà sparpagliate.

Da allora, in ogni periodo e in ogni età,
ognuno cerca l'altra sua stessa metà;
e l'animo inquieto si sarà appagato,
solo quando l'altra metà avrà ritrovato

C'è chi, agendo in modo imprudente,
si unisce con un'altra metà differente;
poi emergono, però, tutte le diversità,
e si finisce col sprofondare nell'infelicità.

Altri stanno tutta una vita cercare,
sempre indecisi se e chi dover sposare.
C'è chi, infine, trova la sua metà perfetta,
come avvenne per Romeo e per Giulietta.

Gli Dei invidiosi, però, sono in agguato,
pronti a dividere chi l'amore ha trovato.
Ma è meglio trovar l'amor e anche perderlo,
che stare una vita... senza mai conoscerlo.
(Pino Bullara)


Mitologia

PANDORA... la mitologia si fa poesia

Poesie mitologiche di Pino Bullara

www.nelvento.eu: Poesie (Sito)
Nelvento: Poesie(blog)
Immiruti: Poesie siciliane(blog)

Lettori fissi

Informazioni personali

La mia foto
IMMIRUTI
poesie siciliane
L’autore delle poesie di questo blog è Pino Bullara. Ai sensi del D.L.196/2003, il materiale qui contenuto NON può essere copiato o utilizzato da altri, senza il permesso dell’autore.